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Bio-economy e Zero Waste: un paradigma sostenibile

Daniela Sciarma GreenWaste

Dalla Silicon Valley arriva un esempio virtuoso di riciclo dei rifiuti organici mediante un processo ideato dall’azienda californiana SAFE (Sustainable Alternative Feed Enterprises) ed applicato dalla Stanford University, che consente di produrre acqua, mangimi animali e ingredienti per biocarburanti.

Economia agraria e bio-based economy

La sostenibilità della produzione e dello smaltimento nel settore agroalimentare è al centro del dibattito inerente alla bio-based economy (o bio-economy)1Commissione Europea, Commission adopts its Strategy for a sustainable bioeconomy to ensure smart green growth in Europe, Bruxelles, 13 Febbraio 2012 , un termine che nasce proprio dalle esigenze diversificate di una realtà come quella contemporanea che si trova a dover fare i conti con una crescente domanda di risorse (idriche, materiali, alimentari ed energetiche). Come in una reazione a catena, l’aumento della domanda comporta un parallelo acuirsi delle problematiche connesse alla salvaguardia ambientale ed allo smaltimento dei rifiuti prodotti da una società che, dilatandosi le fasce di benessere economico, diviene sempre più esigente, articolata e ricca di complessità. La sfida che la bio-economy vuole raccogliere è quella della creazione di un’economia circolare, in cui gli stati, le imprese ed i cittadini si possano inserire in modo organico, rielaborando il prezioso retaggio dell’economia agraria. L’utilizzo e lo smaltimento sostenibile delle risorse biologiche costituiscono perciò il fulcro del confronto che il mondo contemporaneo si trova ad affrontare dinanzi al futuro: al concetto di economia lineare, che dalla risorsa crea il prodotto ed infine il rifiuto si rende necessario sostituire l’idea di un’economia circolare che dalla risorsa crea il prodotto, e dal rifiuto ricicla e riutilizza per ri-produrre nuove risorse.

Una definizione di bioeconomia: la Commissione Europea

La sfida coinvolge tutta una serie di interlocutori, istituzionali e non, nonché un’ampia gamma di settori della scienza e della tecnologia; già dal 2012 infatti la tematica della sostenibilità si è imposta anche a livello europeo, spingendo gli stati membri a definire una serie di strategie applicabili in maniera integrata: “The bioeconomy encompasses the sustainable production of renewable biological resources and their conversion and that of waste streams into food, feed, bio-based products such as bioplastics, biofuels and bioenergy. It includes agriculture, forestry, fisheries, food and pulp and paper production, as well as parts of chemical, biotechnological and energy industries. Its sectors have a strong innovation potential due to their use of a wide range of sciences (life sciences, agronomy, ecology, food science and social sciences), enabling industrial technologies (biotechnology, nanotechnology, information and communication technologies (ICT), and engineering), as well as local and tacit knowledge2Ibidem. Dall’agronomia alle scienze sociali, dalla biotecnologia alle tecnologie informatiche, ampio è lo spettro dei saperi necessari alle politiche economiche e all’industria per attuare un sistema di produzione e smaltimento bio-based; stando ai dati della Commissione Europea, nel 2012 la bioeconomia già portava un fatturato di 2 miliardi di euro, impiegando 22 milioni di persone, circa il 9 per cento del totale degli occupati dell’UE3Cfr. Tabella 1, ibidem e coinvolgendo settori economici diversificati: agricoltura, silvicoltura, pesca, lavorazione della carta e della cellulosa, nonché i comparti chimici, biotecnologici ed energetici dell’industria.

Un esempio d’oltreoceano: il progetto SAFE

Nel settore agricolo ed agroalimentare l’evoluzione verso la bioeconomia assume un ruolo di particolare rilievo per rispondere alle esigenze della sicurezza alimentare, dell’efficienza energetica e della sostenibilità dello smaltimento ottenendo e sfruttando risorse biologiche senza intaccare ulteriormente il patrimonio ambientale. Partendo da questi presupposti, lo statunitense di origini italiane Louie Pellegrini e l’italiano Michael Auriemma, italiano emigrato negli States, hanno ideato il progetto SAFE (Sustainable Alternative Feed Enterprises), che consente, seguendo i principi del paradigma di riferimento internazionale Zero Waste4Zero Waste International Alliance, 2009; cfr. Zero Waste Europe, Introducing Zero Waste Europe The main principles, Settembre 2013, di affrontare lo smaltimento dei rifiuti agroalimentari in maniera circolare, così come imposto dall’entrante normativa californiana che impedirà il conferimento degli scarti organici in discarica entro cinque anni a partire dal 20165California Department of Resources Recycling and Recovery (CalRecycle), Mandatory Businesses and Multifamily Organic Waste Recycling Brochure, 5 Agosto 2015 . La SAFE ha costruito un impianto nel cuore della Silicon Valley, in California, che permette la trasformazione dei rifiuti alimentari in acqua utilizzabile (75%), ingredienti per biocarburanti (8%), proteine e carboidrati (17%) destinabili all’alimentazione animale; l’impianto è già in funzione da un anno ed ha coinvolto anche la nota Stanford University, che ha deciso di partecipare al progetto conferendo gli scarti alimentari prodotti dall’anno accademico 2015 all’innovativo sistema SAFE. Una volta inseriti i rifiuti, l’impianto analizza e separa possibili elementi inquinanti, tipo vetro o plastica, e crea un impasto estremamente acido tramite l’utilizzo di sostanze naturali assimilabili al lievito madre; dato l’alto grado di acidità, l’impasto non subisce la normale decomposizione ma viene dapprima disidratato recuperando acqua, poi sterilizzato e privato della parte grassa, producendo oli e componenti alimentari grezze. Il re-processing ideato da Auriemma e Pellegrini implica un sostanziale superamento del tradizionale metodo di smaltimento dei rifiuti organici tramite compostaggio e digestione anaerobica e dimostra la concreta possibilità di ottenere risorse immediatamente spendibili in maniera completamente circolare e sostenibile; la stima dei costi dichiarata corrisponde ad un terzo dei costi sostenuti dai principali competitors mentre i prodotti ottenuti genererebbero un profitto quattro volte maggiore rispetto ai metodi tradizionali di smaltimento6Smith, C., Stanford food waste to be sent to new reprocessing system, Stanford Daily, 17 Settembre 2015 . Il progetto, presentato per la prima volta in Europa all’inizio di novembre 20157Pellegrini, L., Auriemma, M., Quercetti, E., Second Hand Food – Il rifiuto alimentare come vera risorsa, Ecomondo, Rimini, 6 novembre 2015 , apre scenari di portata assai vasta con conseguenze non solo economico-produttive ma anche culturali, cambiando radicalmente l’approccio al consueto modo di considerare il rapporto scarto/risorsa.

Note   [ + ]

1. Commissione Europea, Commission adopts its Strategy for a sustainable bioeconomy to ensure smart green growth in Europe, Bruxelles, 13 Febbraio 2012
2. Ibidem
3. Cfr. Tabella 1, ibidem
4. Zero Waste International Alliance, 2009; cfr. Zero Waste Europe, Introducing Zero Waste Europe The main principles, Settembre 2013
5. California Department of Resources Recycling and Recovery (CalRecycle), Mandatory Businesses and Multifamily Organic Waste Recycling Brochure, 5 Agosto 2015
6. Smith, C., Stanford food waste to be sent to new reprocessing system, Stanford Daily, 17 Settembre 2015
7. Pellegrini, L., Auriemma, M., Quercetti, E., Second Hand Food – Il rifiuto alimentare come vera risorsa, Ecomondo, Rimini, 6 novembre 2015