“Il giorno in cui il cibo perderà la sua storia e il suo valore non ci sarà più speranza per nulla“.
Carlo Petrini – fondatore di Slow Food.
Nei vecchi libri di geografia o negli atlanti geografici, dei simboli indicavano i prodotti con i quali le nazioni erano leader nella loro produzione: riso in Cina, frumento nell’ex URSS, cacao in Nige-ria, fragole e agrumi in California. Agli occhi del lettore, quei simboli identificavano, per vocazio-nalità la nazione, valorizzandone la produzione di eccellenza. Anche oggi è di uso comune identifi-care una regione, attraverso quei prodotti che ne caratterizzano le peculiarità territoriali, quali con-dizioni pedoclimatiche e sociali. E perciò si può benissimo identificare l’Emilia Romagna con il Parmigiano Reggiano, le mele il Trentino, l’olio di Coratina la Puglia e molti altri.
Da questo appare evidente quanto oggi l’agricoltura assuma ancor di più un ruolo importante nelle dinamiche di sviluppo e promozione territoriale, rendendola multifunzionale. Di “multifunzionalità dell’agricoltura” se ne parla oramai da diverso tempo; la multifunzionalità definisce la stretta si-nergia che esiste tra funzioni ambientali e sociali più o meno strettamente integrate con quelle pro-duttive, inserendo di fatto la produzione agroalimentare nella visione dello sviluppo territoriale e-quo e sostenibile, il tutto intimamente correlato alla qualità degli alimenti ed al mantenimento del patrimonio culturale.
Attori di questa enorme potenzialità offerta dall’agricoltura sono i produttori, i tecnici e le istituzio-ni, i quali devono interagire e trovare soluzioni ottimali affinché il settore primario dell’economia diventi volano del benessere mondiale, senza escludere nessuno.
Ad oggi però il divario che esiste tra i paesi occidentali, i paesi in via di sviluppo e il resto del mon-do, diviene sempre più ampio. Oggi il cibo ha perso in qualche modo la sua storia e la sua identità. La biodiversità viene tutelata a fatica e solo da poche persone. Secondo rapporti FAO, l’erosione genetica vegetale è in atto in modo preoccupante su molte specie agrarie, forestali e selvatiche. Tra le specie agrarie esempio lampante è quello del frumento. In Italia, per molti autori, l’uniformità colturale creatasi per la coltivazione dei frumenti fa ritenere che negli ultimi anni siano andate perse oltre il 95 % delle antiche varietà di grano.
La soluzione al problema potrebbe venire dai nuovi tecnici e operatori del settore, che hanno il dirit-to di essere formati eticamente e professionalmente, in modo da discernere i meri interessi econo-mici dall’essere cittadini e protagonisti del mondo che verrà.
© Giuseppe Mastroianni